Las Vegas - Cleaning service

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    ↘ Prima di chiamare le loro madri, prima di affidarsi a Dio, loro chiamano me. Ed io ci sarò sempre per raggiungerli.



    Quelli fuori dovevano aver notato che non eravamo più alla porta, perchè smisero di sparare.

    Forse erano stati raggiunti e soggiogati dai vaganti, forse si erano stancati e se n'erano andati... o forse stavano arrivando alla porta.

    Non saremmo rimasti a scoprirlo: Ivy fu la prima a sgusciare fuori, anche se sarebbe stato meglio andare prima io. Il rischio di beccarsi una pallottola c'era, ma andò ugualmente. Non male, per una incontrata da pochi giorni.

    Non sentendo le urla di lei, nè qualche sparo in lontananza, dedussi che la via era libera. Unii le mani, per aiutare Sheila, e lei vi mise il piede sopra, la issai in alto, e riuscii a farla arrampicare fino alla finestra, poi giù di sotto dove a denti stretti ringhiò "Vaffanculo, bastardi !"

    diedi un ultimo sguardo verso la porta del bagno, e notai un movimento al di là della finestra, con le tendine tirate. Appena un'ombra, ma bastò a farmi capire che da lì a tre secondi la porta d'ingresso sarebbe stata buttata giù.

    L'esercizio fisico del Corso Base mi salvò la vita un'altra volta, perchè riuscii a scavalcare e atterrare dall'altra parte in men che non si dica.

    "Corriamo. Testa bassa e non vi fermate fino alla macchina." Sussurrai. Non sentii rumori, dall'altra parte, ma ero certo che presto la nostra fuga sarebbe stata scoperta. Ci stavano alle costole, ed era essenziale filarcela in auto.

    Seguii le altre a ruota, guardando di tanto in tanto dietro di noi.

    Non vidi nulla di sospetto, e questo mi preoccupò. Il nemico è peggio quando non lo si vede che quando sai dove si trova !



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    Lo stop degli spari riuscì a tranquillizzarmi un minimo, almeno per il momento. Certo, voleva dire che iniziavano a capire le nostre mosse... ma almeno avevo l'apparenza che ce la stessimo davvero facendo senza alcun intoppo.

    Certo, l'adrenalina serviva, ma senza abbondare preferibilmente.

    Aspettai i due ed al suo arrivo amai il commento volgare di Sheila, io ero più per dell'imprecare interiormente, ma apprezzavo anche esternarlo.

    Jason arrivò in fretta, annuii alle sue direttive ed iniziai a muovermi velocemente, ma cercando di fare meno rumore possibile.

    Meno ci facevamo notare, più possibilità avevamo di sopravvivere.

    Di tanto in tanto mi guardavo alle spalle per verificare che tutto andasse bene e che nessuno ci fosse alle calcagna, almeno per il momento.

    L'unica cosa che non mi andava giù, era il lasciare tutte quelle provviste lì. Okay che la positività è il profumo della vita, ma dannazione, ci eravamo organizzati così bene; quella era sfiga!

    Arrivammo nei pressi dell'auto in poco tempo, eravamo riusciti ad aggirarli, o meglio, a prenderli per il culo. Ma non dovevo gioire troppo presto.

    Il non sapere dove fossero precisamente i nemici mi inquietava, certo, ma dovevamo approfittarne finché eravamo in tempo e finché non eravamo visti. Cercai di aguzzare le orecchie in cerca di qualche suono, un qualcosa che ci facesse capire la loro posizione, senza però riuscirci.

    Poco importava, almeno sperai, l'importante in quel momento era arrivare all'auto... e tirai un sospiro di sollievo non appena fummo alla nostra agognata destinazione, forse per una volta ce la stavamo facendo, sperai ancora, ma non era ancora detta l'ultima finché non fossimo partiti.


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    ↘ Prima di chiamare le loro madri, prima di affidarsi a Dio, loro chiamano me. Ed io ci sarò sempre per raggiungerli.



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    Raggiunta l'auto, eravamo arrivati al traguardo. Ci buttammo dentro senza nemmeno aprire le portiere, Sheila al volante, Ivy davanti e io dietro.

    Ripresi fiato, mentre lei si agganciava la cintura e metteva in moto. Con una certa abilità, la vidi ingranare la retromarcia, fare una curva a U piuttosto stretta, poi prima, partire, seconda... terza. Filammo via lungo la strada che ci allontanava da quel maledetto Motel, lungo la via provvidenzialmente sgombra dai detriti e dai vaganti.

    Afferrai il fucile a pompa che avevamo poggiato sotto i sedili, e lo caricai con i quattro pallettoni che avevo in tasca. Eredità della sparatoria al Casinò in cui le avevo incontrate entrambe.

    Allo stereo, partì una dell canzoni del CD che c'era dentro.





    Era strana la città. Alternava strade intasate di auto abbandonate (o ribaltate) e vaganti sparpagliati a caso lungo la carreggiata, a intere vie sgombre come quella, in cui sporadiche buste, lattine o tracce di sangue erano l'unica cosa che spezzava la monotonia dell'asfalto usurato.

    Ovvio che poi c'erano anche strade distrutte dai bombardamenti, piene di crateri, macerie degli edifici semidistrutti o intere montagne di lamiere contorte di quello che una volta era un camion o un prefabbricato. A volte la strada era talmente satura di orde di vaganti che risultava impossibile anche solo avvicinarsi. Spesso era dove l'esercito aveva combattuto maggiormente: Dio solo sapeva quante armi potevano nascondersi tra quei vaganti a fare la guardia !

    Poggiai la testa sul sedile, sospirando. "Chi diavolo erano, secondo voi ?!" Chiesi, urlando per farmi sentire tra vendo e musica."

    Sheila spostò impercettibilmente la testa verso lo specchietto retrovisore, ma non guardava me.

    "Non lo so, ma tra poco lo scopriremo ! Ci seguono."

    Sgranai gli occhi. "COS-"

    Mi girai, appena in tempo per vedere il suv, lontano, che speronava un vagante.

    Sheila aumentò il volume della musica al massimo, così da attirare più vaganti possibile in mezzo alla strada dietro di noi. Si girò verso Ivy, urlandole "Tasca destra, pistola e caricatore. Ci raggiungeranno, aiuta Naga !"... poi mise la quarta e accelerò.

    Uh... "Naga" ? Oh, well, whatever.

    Caricai il fucile a pompa, cercando di girarmi verso il posteriore dell'auto.

    il SUV... si avvicinava. Aveva accelerato anche lui, e col il suo muso alto non si faceva problemi a sbalzare via i vaganti che si buttavano addosso a lui. Ne vidi diversi beccarsi il muso dell'auto sul petto e venire "sparati" via a diversi metri di distanza.

    Andavamo a settanta - ottanta orari, aumentando lentamente la velocità. Solo che la nostra auto aveva appena iniziato a scaldarsi, mentre le loro... stava tirando al massimo per starci dietro !

    Ogni tanto mi guardavo attorno. Segnali stradali e vaganti schivati per un pelo ci passavano accanto a velocità a cui mi ero disabituato. Buttai uno sguardo su Sheila, preoccupato. A quella velocità, senza cinture, sarebbe stata morte certa al primo impatto col suolo !

    Ma attraverso lo specchietto retrovisore, la vidi concentrata con gli occhi fissi sulla strada. In qualche modo... io capii che avrebbe retto la situazione. Deglutii nervosamente, e con una manata asciugai il sudore dalla fronte.

    Ancora un poco... ancora un altro poco e sarebbero arrivati a tiro, quegli sconosciuti che per qualche ragione ci volevano morti.


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    Non appena fummo in auto tirai un sospiro di sollievo, e mentre la distanza dal motel aumentava sentivo l'adrenalina e l'ansia diminuire.

    Ci stavamo allontanando da quegli sconosciuti armati finalmente, ed il suono della radio non fece che contribuire a migliorare la situazione, almeno un minimo.

    Osservai il paesaggio che avevamo intorno mentre mi riassestavo, speravo avessimo un po' di tregua.

    Beh, speravo male, imprecai interiormente non appena sentii Sheila e mi girai di scatto, in contemporanea a Jason.

    Chi diavolo erano? Beh, sicuramente degli stronzi.

    Rimasi per un attimo interdetta all'ordine di Sheila, ma mi scossi subito ed eseguii rigirandomi e prendendo l'arma, sorvolando sul nomignolo seppur simpatico.

    Okay, magari non ne sapevo un granché di armi da fuoco, ma almeno avevo le basi, dovevo solo sperare di non avere una mira troppo di merda e di non combinare casini.

    Anche se in fondo, peggio di così non poteva andare.

    L’unica cosa che mi consolava era la consapevolezza che la nostra auto fosse molto più veloce del loro suv, potevamo seminarli, se prima ci fossimo difesi bene.

    Ricapitolai mentalmente quel poco che ricordavo delle nozioni che aveva cercato di darmi mio fratello, quando io non lo ascoltavo immaginandomi un futuro meno movimentato. Illusa.

    Il problema principale era che quelle nozioni le avevo avute in ambito "fermo", non su un'auto in corsa.

    Comunque, di certo per meno movimentato non intendevo una fuga da un motel dopo esser stati attaccati da alcuni sconosciuti ed aver rischiato più di un paio di proiettili addosso.

    Mi concentrai sulla situazione ed osservai il suv, puntare alle gomme sarebbe stato utile ma un azzardo per qualcuno con una mira per niente allenata e poca praticità; inoltre in un'auto che viaggiava ad alta velocità sarebbe stata un'impresa.

    Avrei dovuto optare per il parabrezza e cercare di mantenere la calma il più possibile.

    Mi rigirai per tenere d’occhio la situazione in attesa che fossero sotto tiro, e non appena accadde puntai bene la pistola sparando velocemente il primo colpo, che andò irrimediabilmente a vuoto.

    《Cazzo…》 imprecai, non avevamo poi tanti proiettili, perderne in quel modo non sarebbe stato molto conveniente.

    Sospirai prima di puntare di nuovo, sta volta con più calma, e sparare un secondo colpo che andò finalmente a segno sul lato destro del parabrezza.

    Si trattava solo di prendere la mano, dopotutto.

    Mi tenni al sedile per avere maggiore stabilità e gli sparai contro ancora una volta, di nuovo con maggiore precisione.

    Mi andava bene anche non ferirli, ma almeno rallentarli o mandarli fuori strada sarebbe già stata un’ottima conquista.



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    L'auto sterzò bruscamente, mentre i due davanti cercavano di abbassarsi e non farsi colpire. Ivy mise due colpi su tre a segno... una buona media.

    Sheila accelerò, distanziandoli un pochino. Scansò un cassonetto in mezzo alla strada, evitato subito dopo anche dai nostri inseguitori. Poi evitò un vagante, che fu preso in pieno dal Suv ed "esplose" come un palloncino d'acqua.

    A quanto andavamo ? Ottanta ? Novanta ? Improvvisamente, rallentammo.

    "Reggetevi !" Ordinò il nostro manico. Poi armeggiò con i pedali, e girò il volante tutto a destra. La nostra auto si piegò di novanta gradi, pur continuando ad andare nella stessa direzione di prima. Lasciammo quattro evidenti segni neri sull'asfalto, con le gomme, poi ci fu uno stridio e l'auto schizzò nella sua nuova direzione.

    Mi ritrovai sbalzato addosso a Ivy, guardandola negli occhi a distanza parecchio ravvicinata. Deglutii nervosamente, per un attimo, poi mi risollevai e cercai di puntare cil fucile verso il Suv, che dopo aver abbattuto un'insegna di legno, ci stava dietro.

    La strada di prima era sbarrata da due caterpillar circondati da corpi inattivi in putrefazione. Ora avevamo imboccato una via leggermente più stretta. Con un gesto, Sheila spense la radio.

    "Beh, provate a evitare QUESTO." Pensai, per poi sparare una fucilata nella loro direzione.

    K-POW !

    Il pallettone si frammentò appena fuori dalla canna del fucile, in una miriade di frammenti che si aprirono in una specie di ventaglio. Alcuni finirono ai lati dell'auto, altri disegnarono una serie di puntini bianchi sul cofano, altri impattarono col parabrezza già bucato da Ivy, peggiorando la ragnatela che oramai si stava diramando sul vetro.

    L'autista avversario era abbassato e ci osservava da un angolo intero del vetro, con sguardo di odio.
    Il passeggero sporse il busto dal finestrino, sparando verso di noi con una pistola. Vuotandoci praticamente il caricatore addosso, centrando a malapena il portabagagli della nostra Aston Martin mentre noialtri ci riparavamo dietro i sedili.


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    Vedendo i nostri assalitori più distanti mi fermai un attimo nello sparare, non avevo intenzione di sprecare altri proiettili.

    Quando sentii il “reggetevi”, mi tenni il più possibile prevedendo una brusca frenata o sterzata, ma a quanto pare il mio compagno di sparatorie non aveva sentito bene.

    Non che mi dispiacesse guardarlo meglio negli occhi, anzi.

    Ci guardammo per un attimo prima che lui si rialzasse, evidentemente nervoso a causa della situazione.

    Non appena fui di nuovo libera di muovermi mi risollevai dal sedile puntando ancora una volta la pistola.

    Voltandomi mi fermai giusto in tempo per vedere il colpo di Jason andare a segno, e peggiorare la situazione generale dei nostri amichetti, ma soprattutto del parabrezza.

    Non me l’aspettavo, ma gli stavamo seriamente dando filo da torcere. Avevano "sfidato" le persone sbagliate, a quanto pare.

    Esultai internamente e poi sorrisi, seppur leggermente, nel vedere l’autista guardarci male; beh, che si aspettava, che non reagissimo?

    Mi riparai velocemente dietro il sedile aguzzando l'udito ed aspettando che l’altro finisse i proiettili.

    Non appena il rumore degli spari si fermò mi sporsi velocemente sparando un altro paio di colpi, sta volta con più sicurezza di prima; ci stavo quasi prendendo gusto.

    Sembrava tanto la battaglia con il boss finale di un qualche videogioco.

    Colpii ancora una volta il parabrezza, ormai definitivamente distrutto, e sparai di nuovo cercando di puntare all’autista. Fatto fuori lui, avremmo avuto vita facile, o almeno così speravo.


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    Quando il parabrezza andò in pezzi addosso ai due davanti, capii che ce l'avremmo fatta.

    TLAK-TLAK. Ricaricai i colpo nel fucile.

    Sparai di nuovo verso i due, distruggendo il sedile in mezzo a loro. Mi sbraitarono insulti, e spararono un intero caricatore verso di noi mentre ci tenevamo bassi. Uno dei proiettili entrò nel bagagliaio, bucò il sedile di pelle appena accanto a Ivy e si conficcò nel nostro sedile del passeggero vuoto.

    "Al diavolo !" Urlai, e sparai l'ultimo pallettone che mi restava, disegnando una miriade di puntini metallici sul cofano.


    Anche Ivy sparò qualche colpo, e l'auto iniziò a allontanarsi e zigzagare cercando di non essere un bersaglio facile.

    "Munizioni finite !" Urlai a Sheila, sconsolato. Se le cose si fossero messe male, forse avrei dovuto usare la granata che avevo recuperato poco prima...


    Ma la fortuna girò dalla nostra. La guidatrice che avevamo doveva essere piuttosto brava, dato che improvvisamente sterzò a destra salendo sul marciapiede e buttando all'aria un vagante che ci volò sopra, cadendo e rimbalzando malamente sull'asfalto.

    Il SUV non fu così pronto di riflessi, e finì dritto su una banda chiodata della polizia, che qualcuno aveva messo di traverso sulla strada.

    Il veicolo bucò tutte e quattro le ruote, sbandò paurosamente, cercò di frenare ma non fece altro che peggiorare la situazione. Uno degli pneumatici venne grattato via dall'attrito col manto stradale, e il cerchione metallico fece alcune scintille.

    Mentre ci allontanavamo a tutta velocità, lo vedemmo girare bruscamente, ribaltarsi di lato, cappottare due, tre, cinque volte, per poi finire ribaltato contro le lamiere di un pullman parcheggiato.

    Riuscimmo a sorridere, confortati dallo scampato pericolo... quando la nostra auto si fermò di colpo, con una frenata.

    "Che succede ?" Chiesi a Sheila, e mi girai. Li vidi... zombies. Un'intera strada coperta di vaganti. Un'orda spaventosa, che ci vide e iniziò a premere su delle reti che prima la intrappolarono.

    "Torniamo indietro." Disse lei, febbrilmente, e ingranata la retromarcia allontanò l'auto dalla rete... che cedette.

    I vaganti in prima fila caddero di pancia a terra, e furono calpestati dagli altri. Una vera e propria colata di infetti, che lenta e inarrestabile come lava avanzava verso di noi.

    Li distanziammo grazie alla nostra auto, e in poco tornammo al Suv fumante, le cui ruote ancora giravano.

    Dentro, tutti tranne uno giacevano immobili e silenziosi dentro l'abitacolo contorto. Il sopravvissuto, apparentemente incapace di rialzarsi, stava cercando di trascinarsi a braccia fuori dall'auto, senza accorgersi di noi.

    A una prima occhiata, sembrava essersi rotto una gamba.


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    L'auto si ferma stridendo. Gli zombies sono lontani, e i tre sfruttano quei pochi minuti di vantaggio per scendere e raggiungere la carcassa dell'auto.

    L'ultimo sopravvissuto dei tre uomini che hanno aggredito il gruppo, paralizzato alle gambe, è strisciato via dal finestrino, e sanguinante e disarmato cerca a forza di braccia di allontanarsi, con grugniti bestiali e smorfie di dolore.

    Non è poi molto diverso da uno vagante... ed è chiaro a tutti che presto diventerà un errante.

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    Appena la nostra decappottabile fu ferma, saltammo giù senza aprire le portiere. Pugnali e bastoni pronti all'uso, ci dirigemmo verso l'auto. Sheila addocchiò una pistola, volata fuori dal SUV mentre si ribaltava, e la raccolse. Sfilò il caricatore, per controllare i colpi, poi lo reinserì e fece scattare il carrello con dei rumori metallici.

    Io trovai un fucile, la cui canna era contorta e scomposta, finito probabilmente sotto l'auto una o due volte. Da buttare.

    Ma la cosa che attirò la nostra attenzione era l'uomo, che lasciava dietro di sè una scia di sangue e lamenti di dolore. Non serviva la mia esperienza di medico per capire che si era lesionato o rotto la spina dorsale... quel poveraccio sarebbe morto entro un'ora o due al massimo, se non fosse stato raggiunto prima dagli infetti.

    Se fosse stato due anni prima... una chiamata al 911 e un'ambulanza molto veloce avrebbe potuto anche salvargli la vita, se non le gambe... ma tutte le mie abilità non gli avrebbero fatto guadagnare un minuto di vita in più.

    Avvicinandomi, non provai odio, per lui. Ci aveva sparato addosso, ci aveva inseguito... ma ora era un inerme che Dio solo sa quanto potesse stare male. Provai per lui una certa pietà, anche se ero pronto ad essergli addosso in un istante se si fosse girato brandendo un'arma da fuoco. Non poteva mai sapersi... a volte le serpi mordono anche mentre stanno morendo, giusto per portarti con loro.

    No, non lo fece. Quando gli fummo accanto, si fermò e poggiò la testa sull'asfalto. Credo che a quel punto stesse semplicemente aspettando la fine.

    Sheila gli puntò la pistola alla testa, e con un gesto le feci cenno di aspettare. Ivy rimase in disparte, a tenere d'occhio i vaganti ancora lontani.

    "Chi sei ?" Chiesi, cercando di essere il meno aggressivo possibile.

    Quello sospirò, o forse cercò di respirare a fatica.

    "Dicci chi siete. Noi non lo sappiamo... non sappiamo perchè ci avete seguiti."

    Sollevò la testa e mi guardò. Vidi nei suoi occhi la sconfitta, mista a un odio che non avevo mai visto prima. Per diversi secondi, preso alla sprovvista, non seppi che dire.

    Fu lui a rantolare qualcosa. "Non... vincerete. Mikki... e tutti... voi... verrete... puniti. Per... quello che avete... fatto."

    Aggrottai la fronte.

    "... Eh ?"

    L'uomo mi guardò in cagnesco, tanto che se lo sguardo potesse uccidere sarei morto lì prima di lui. Stavo per aggiungere qualcos'altro, quando lui mosse il braccio. Lentamente, con estrema fatica... lo sporse verso di me e mi mostrò il suo dito medio.

    Sheila mi spinse da parte, poggiando la pistola a pochi centimetri dalla sua fronte.

    L'uomo chiuse gli occhi.

    Ivy si girò verso di noi, e disse "Dobbiamo andare. Saranno qui tra poco !"

    "Aspetta... Aspetta, Sheila, dobbiamo anc..."

    K-POW.

    La testa di lui si spostò a causa del contraccolpo, poi ricadde sull'asfalto, dove la pozza di sangue iniziò subito ad allargarsi.

    "No ! No, no !" Urlai, cadendo a sedere.

    Sheila tenne la pistola puntata qualche secondo, poi abbassò il braccio.

    "Ma che cazzo ?! Perchè lo hai fatto ?!"

    Non mi guardò. "Non ci avrebbe detto nulla, e non c'era tempo di portarlo via. Gli ho fatto un favore."

    Sotto il mio sguardo disorientato, si diresse alla macchina. Ivy venne da me, e mi aiutò a rialzarmi. Non sembrava essere contenta della situazione, ma era preoccupata più dei vaganti che di quella... specie di esecuzione.

    "Dobbiamo andare... Davvero !"

    Guardai Sheila, poi Ivy. Mi morsi la lingua, per non dire altro, e saltai a bordo, sul sedile di dietro.

    Prendemmo una strada laterale, e filammo via da quella brutta storia.
    Non parlai per il resto del viaggio, con nessuna.


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