A perfect circle

Fort Malone

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    Isabel - Aquamarine



    WHERE: Fort Malone WHEN: few hours later WHEATHER: rainy/warm- TEMPERATURE: 21°



    PROLOGUE





    Una pioggerellina fine aveva dipinto di scuro l'ambiente attorno al luogo d'incontro, poche ore fa. Poi, quando Ben e Isabel si erano separati, chilometri addietro, aveva rapidamente smesso. Contorno contestuale di un saluto triste al proprio amore, fatto senza una vera dedica, senza un vero bacio.

    Isabel ha quindi tutto il tempo di rimuginare per strada, ignorando - a tratti - il continuo parlottare della soldatessa al suo fianco. Dopo aver scoperto trattarsi proprio di QUELLA Isabel, gli argomenti a sua disposizione erano centinaia, e migliaia invece le domande. Isabel aveva risposto a quasi tutto, lasciando che la natura effimera di quel passato l'aiutasse a dimenticare la gravità del suo presente.

    Durante il tragitto la pioggerella aveva lasciato posto a un caldo sole. Tipico della Florida, l'altalenare climatico. Timido, facendo capolino qua e là fra le nuvole, era comunque caldo abbastanza da essere piacevole e, in qualche modo, glorificare la destinazione di quel viaggio. Come una luce in fondo al tunnel. Come fonte di raggi di speranza.

    Il pensiero di Ben aveva lasciato spazio a tutt'altri ricordi. Molti tristi, alcuni molto belli. Come si dice, conta la qualità, non la quantità, no? Tutti legati a chi avrebbe potuto incontrare laggiù: c'erano gli Harris, la cui natura "aliena" li rendeva sempre protagonisti di imprese mastodontiche e fenomenali; Scar, la sfortunata ragazza dalla benda sull'occhio, a mò di pirata dell'apocalisse; Artyom, l'unico russo sopravvissuto su terra americana, che ribadiva costantemente la superiorità maschile dell'uomo col colbacco; Joe, l'imperterrito mediatore, dalle grandissimi capacità oratorie, nonchè VERO amico di Ben e amore fedele di H. E infine Matt, il fratello di Cat, che avrebbe rappresentato il punto focale di quella vicenda.

    Lungo la strada, mentre i pensieri di Isabel cavalcano furiosamente, la natura rigogliosa le rivela che la strada non è come se la ricordava. Non riesce a capire quanto sia distante da Malone, fin quando non vede i cartelli - quelli di un tempo - che ne indicano direzione e chilometri mancanti. Molti, in generale, sono corrosi, distrutti, divelti o coperti di vegetazione, mentre quelli della strada che porta a quel rifugio sicuro invece no. Sono stati tutti ripuliti e sistemati, come un segno di chiara civilizzazione e inaspettato sprezzo del pericolo.
    Si perchè segnalare così apertamente "SIAMO QUI", porta eventuali sopravvissuti a fidarsi e a raggiungere quel luogo sicuro.. ma anche i malintenzionati ad avvicinarsi. E l'epilogo è sempre stato lo stesso.

    Dal finestrino l'aria fresca aveva reso l'abitacolo piacevole. I capelli di entrambe svolazzavano sereni a ritmo delle ventate e Isabel percepisce qualcosa. Capisce, anzi. Che sono entrambe serene. Che tutti quei segnali, possono voler dire solo una cosa: Futuro. Che Malone e questa Petersburg, sono veramente fari nel mare oscuro dell'apocalisse e che il bene sta vincendo sul male. Che la vita, sta trionfando sulla morte.

    La distensione che avverte, lentamente le scioglie i muscoli della schiena, delle gambe e delle braccia. Improvvisa, sente arrivare la stanchezza tutt'assieme, facendo fluire via dal suo corpo le sensazioni brutte e la tensione, lasciando che l'ansia assillante faccia spazio alla felicità. Sembra tutto vero..

    ..ad un tratto però qualcosa la fa tornare "nei ranghi" e, istintivamente, tira i freni. Sulla strada ci sono due persone che camminano senza apparente paura - seppure armate - sul ciglio
    ehy.. va tutto bene. Sono di Malone. Pattuglie per i vaganti. Non aver paura..

    Ci vuole un pò per superare quell'istinto così a lungo coltivato. La bocca di Isabel si rilassa solo quando realizza che sono persone ben vestite, apparentemente tranquille e in ottimo stato di salute. Un paio di cenni di riconoscimento e uno sguardo di curiosità da parte delle guardie armate, poi filano via come prima. Solo un pò più lentamente. L'ennesimo segnale di quel cambiamento, che difficilmente riesce ad accettare. A CREDERE.
    La paura e l'entusiasmo per tutto quello che sta vedendo, avvinghiano il petto di Isabel, fin quasi a levarle il fiato. L'ultimo colpo le arriva quando si ferma, per la seconda fatidica volta nella sua vita, di fronte alle porte di MALONE.

    ***


    "Ehy, voi!"
    Due uomini armati di fucile stavano in piedi sopra alla barricata che dovevano aver costruito loro stessi, alle porte della città...

    Il ricordo della prima volta di fronte a Malone, si mescola con la realtà di adesso. Ricorda la sensazione di inserire la marcia, proprio come sta facendo in quel momento, pronta a ripartire.
    La sensazione di terrore - e speranza - nel petto e nello stomaco.


    "No, no! Non vogliamo farvi del male!"

    le guardie, proprio come quelle per strada, avevano uno sguardo benigno. Ci tenevano davvero a non mostrarsi cattivi. Ma Isabel ricorda chiaramente la diffidenza, la paura di quei giorni, quando erano due imberbi e disperati sopravvissuti.

    "Cosa facciamo?" dice Isabel a un Sasquatch-Ben, seduto al suo fianco...


    ***



    Cosa facciamo? la voce della soldatessa si sovrappone ai ricordi di Isabel, fondendo passato e presente. Ricordi e realtà. Immobile, l'empasse sembra durare un'eternità.
    Guarda che non devi temere niente. Siamo tutti alleati e.. guarda..

    f2HFbC7
    Ma non c'è bisogno di dirlo. Isabel fissa le porte che si spalancano lentamente, rivelando l'interno festoso di una cittadina di campagna affollata. Il comitato di accoglienza è formato da un signore coi capelli rossi e gli occhiali scuri.
    sHNW5hS
    Accanto a lui c'è un ragazzo biondo e magrolino, dai bellissimi capelli biondi e ricci, al cui fianco
    h3iZiuK
    c'è una ragazza morettina con le trecce. Entrambi sembrano SCALPITARE e sono fermi sul posto, solo grazie all'ovvia presenza magnetica di Harris.

    ***


    altri pensieri si accavallano. Altri brutti ricordi. Il concerto, il SUO concerto e l'attacco devi vaganti, il caos, il colpo di pistola che quasi la uccideva, Ben che spariva e la lasciava per divenire il mostro che era divenuto, la sua partenza per cercarlo, e poi.. tutto il resto.
    Malone è l'inizio e la fine. Il punto focale, volente o nolente, della loro vita assieme e dimenticarselo è come dire di non aver vissuto fino a quel momento. Di non aver capito. Malone è la loro meta finale, il capitolo in cui vivranno assieme, avranno figli e scorderanno il male, chiudendolo fuori dalle mura.

    ***



    Il cuore di Isabel sussulta, quando riconosce altri volti familiari alle loro spalle.
    aeQORmM
    come H, e Joe al suo fianco. Dietro il classico barcollare di Artyom, mano nella mano con quella che è la versione "perfetta e dolce" di Scar. Brividi le percorrono la schiena, la nuca e le braccia.

    Tutto il paese sembra immobilizzarsi, e catalizzarsi sul suo arrivo, visto che tutte quelle personalità sono sulla porta per lei.
    Le lacrime sgorgano ed è impossibile fermarle.
    La soldatessa scende dal mezzo e Isabel avverte il significato di quel gesto. Lei è la benvenuta. Qui c'è la pace. Rifugio sicuro. Amici.

    Deve solo decidere se rifiutarsi di credere che sia tutto vero, oppure scendere, compiere quel tragitto finale a piedi e varcare la soglia di Malone.

    La fine del loro tribolato viaggio.

    Con la villetta bianca e il porticato.

    Finalmente.





    Edited by Z3R0mbie - 6/2/2023, 12:09
     
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    Alla fine la soldatessa ha ammesso di conoscermi. Mi ha parlato e fatto domande per tutto il viaggio; è entusiasta e... serena. Percepisco la sua energia e l'assorbo come un'assetata. Io non lo sono da tempo: ho assaporato qualcosa di simile al Resort e quando stavo per abituarmici, quando ho pensato che dopo tanta sofferenza finalmente ci potessimo godere un briciolo di meritata tranquillità, l'Universo ci ha ricordato che no, neanche per sogno. Ho dato corda alla donna - le ho chiesto il nome, un po' della sua nuova vita e notizie su Malone - e ho cercato di godermi il viaggio, soprattutto di fare scorta di sentimenti positivi e concentrarmi sul bello che mi merito e che sento mi stia aspettando. Ho permesso al tiepido sole di accarezzarmi la pelle scoperta, a parole di vecchie canzoni di popolarmi la testa e le labbra, all'idea che Malone sia un sogno diventato realtà per la seconda volta.
    Mi sono arresa, come si suol dire, in prossimità della cittadella. Ho resistito fino all'ultimo sul chi va là, alla fine il mio stesso cervello ha preteso che mi rilassassi. Non ci sono pericoli qui, è sicuro e mi sono fidata.
    Tuttavia il mio pensiero ha lasciato spesso l'abitacolo.
    È andato a Benjamin, ormai affidato a David.
    È andato a Catlyn, ancora in pericolo di vita.
    È andato a tutto quello che abbiamo vissuto solo per arrivare a questo momento.
    È andato ai Sussurratori quando ho visto le indicazioni per Malone: perfette.
    Ho tenuto per me le varie considerazioni sui cartelli anche se fremo: vorrei chiedere alla soldatessa di chi sia stata l'idea ma mi limito ad aggrottare le sopracciglia e a mordermi la lingua. Ne parlo con H appena possibile, mi prometto.

    È davanti ai cancelli che la mia situazione in un certo senso precipita. Ho dei ricordi molto chiari della mia prima volta lì davanti e vengo catapultata a forza in quel turbine di reminiscenze. Quasi inchiodo a ridosso dei cancelli e mi scrollo di dosso il peso della stanchezza. Voglio tornare ad essere vigile, voglio avere la lucidità necessaria per riconoscere il pericolo in tempo ed ingranare la marcia. C'è sempre lei con me, dovrei occuparmene nel caso, penso. La sua voce mi raggiunge ovattata.
    CITAZIONE
    Guarda che non devi temere niente. Siamo tutti alleati e.. guarda..

    Sono certa mi stia anche guardando rassicurante. I miei occhi invece sono fissi sui cancelli e sulle guardie armate che incrocio. Se non fossi rimasta tanto scottata da esperienze passate, penserei sia normale che ci siano persone armate ai cancelli. Ce n'erano alle dogane, negli aeroporti, perché non lì e in questo contesto particolare? Sollevo il piede dal freno e lo indirizzo istintivamente all'acceleratore; i polpastrelli destri si stringono intorno al cambio. Sto ancora fissando i cancelli quando si aprono e rivelano la gente di Malone.

    Mi ci vuole un po' di tempo per riconoscerli tutti. Harris è il primo: il suo capello rosso è un faro nel buio, indimenticabile e inconfondibile. Ci sono dei ragazzini al suo fianco e riconosco da lontano la loro emozione. Emerge un'altra rossa, H, affiancata da Joe. Il mio cuore è già impazzito; cerco di prendere fiato e di tenere a bada il muscolo che mi scalpita nel petto ma non resisto. Scendo dall'auto e lascio la portiera aperta, spalancata. Sono così scossa che il passato e il presente si sovrappongono, le esperienze condivise con quelle persone riaffiorano ed è come non ci fossimo mai separati. Li raggiungo con ampie falcate e mi fermo proprio al centro, di fronte a tutti. Li guardo estasiata e sento le lacrime riempirmi gli occhi. Sono commossa.
    - Ci siete tutti - è la prima cosa che dico; mi copro la bocca con la mano e trattengo i singhiozzi.
    - Ci siete tutti. - ripeto mentre li guardo uno per uno.

    Ho ritrovato pezzi di famiglia che credevo non avrei più rivisto.
    Ho ritrovato quella che è stata la mia casa e che credevo andata distrutta per sempre.

    Piango e allargo le braccia, in corsa mi fiondo tra loro: so che il moto sarà forse impetuoso ma è quello giusto per salutarli tutti. Al centro del mio abbraccio ci sarebbe Jacob Harris, il padre fondatore e al momento la mia ancora di salvezza; poi passerei a Joe (cui riserverei una stretta forte), a Marianne, poi Scar ed infine Arty.


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    La potenza emotiva di quel momento, fosse stata misurabile, sarebbe equivalsa a un terremoto catastrofico. A un evento climatico immane, o una meteora di dimensioni apocalittiche piombata dal cielo in fiamme per avvolgere tutti nel suo disintegrante abbraccio.
    Lo stesso che ora avviluppa Isabel e lei di rimando restituisce ai vari presenti.

    Ci sono fiumi di lacrime. Una pioggia inarrestabile che scaturisce da nuvole troppo gonfie, troppo gravide, da troppo tempo. Mesi e mesi di preparazione - inconscia ma non per quello meno potente - a quel momento, che generano un diluvio di gocciole argentee e salate. Un mare di emozioni, mentre i presenti si sciolgono e avvinghiano, alternandosi in abbracci e frasi-singulti, impossibili da finire.

    La cosa va avanti un tempo indefinito. Nessuno osa interrompere il climax che è esploso con la corsa di Isabel attraverso le porte di Malone. Nessuno avrebbe la forza di farlo, anche a provarci. Le braccia ossute della cantante sono lunghe quanto basta ad avvolgere completamente il fisico minuto - ma duro come il cemento - di Harris. La faccia le scompare fra i fluttuanti capelli rossi di sua figlia e quando Joe le abbraccia le spalle e la fissa negli occhi, c'è poco da dire. Da fare.

    E' un momento straziante e bellissimo. Tutti i presenti ne avvertono la gravità e il fascino, e ne sono ammutoliti. Impotenti, ognuno di loro prendere a piangere, a stringere il vicino o un caro, come se sapessero esattamente tutta la storia che c'è dietro a quell'abbraccio. Tutto il dolore vissuto affinchè potessse accadere. Di nuovo.

    Ora, ci siamo tutti. le risponde H da quell'abbraccio condiviso con Joe.
    A turno, tutti le si fanno incontro e, a turno, la stringono forte e a lungo.
    dobro pozhalovat', zvezda (*bentornata, stellina), Artyom.
    E'.. pazzesco vederti di nuovo tesoro.. mi piace l'upgrade.., Scar, annuendo al suo braccio posticcio.
    Sembra impossibile, vero? sorride Joe.

    f2HFbC7
    Niente è impossibile, per chi cammina nella luce. O la porta con sè. dice Harris sfilandosi gli occhiali, la testa di sbieco, catalizzando ogni attenzione su di sè. Come sempre.
    Ci sono così tante cose da dire Isabel, ma so che hai un'urgenza e dovremo, di nuovo, rimandarle.

    Harris è sempre Harris. Sa cosa fare, quando farlo e a cosa dare la priorità. In questo caso, Catlyn. Di sicuro è a conoscenza dei dettagli principali e ciò gli basta per prendere le sue decisioni. Il suo sguardo si volta verso un angolo della piazza, dove fa sfoggio una sorta di mezzo da combattimento:

    strand3


    Al centro di una fiancata si legge chiaramente la scritta SWAT ed è indubbiamente un mezzo blindato. Al suo fianco c'è un personaggio quasi "piratesco", mentre affacciato dal portellone del guidatore, fa sfoggio di sè un bel ragazzo moro, dall'aria sicura di sè ma anche molto "professionale".

    Ho dovuto respingere praticamente tutti i presenti, perchè si erano offerti volontari immediatamente, quando hanno saputo. Isabel, non puoi aspettare Ben.. in ogni caso. Dovrete partire il prima possibile.

    Come sempre, la pragmaticità di Harris ha il potere di zittire chiunque. Il duro fardello di essere-chi-è, lo può sopportare lui soltanto, prendendo decisioni drastiche e dolorose, nei momenti peggiori. Ma tutti lo sanno. Isabel per prima. E lei annuisce. Rimane quindi solo il tempo di dirsi le ultime cose, decidere chi la seguirà e chi no, prendere ciò che le serve e ripartire.

    Poi qualcosa interrompe il susseguirsi degli eventi. E' chiaro che, anche se purtroppo messi in disparte dagli eventi, i due ragazzini non si sono mossi dal loro posto. Sono rimasti lì, a bocca aperta, sconvolti ma determinati a non lasciarsi sfuggire quell'occasione. Sono loro due, che riescono a "piegare" la volontà di Harris e a "ritardare" un pò il susseguirsi degli eventi.

    Ma chi sono questi due "impudenti"? Harris "percepisce" la pressante presenza dei due, che, forse telepaticamente, stanno PREGANDO affinchè possano fare la conoscenza di questo etereo e mitico angelo, il cui nome già echeggiava ben prima dell'apocalisse. Sono in silenzio, a bocca aperta e con le mani sudate, ma è un urlo silenzioso il loro. E Harris ha orecchie fini. Anche Isabel si accorge del loro sguardo pressante e si ritrova a fissarli. Harris sorride e stringe le labbra, abbassando la testa.

    Di tutto ciò che ho visto, questi due sono la cosa più strana. E inarrestabili. Isabel, ti devo presentare due persone molto speciali. delicatamente Harris la prende per un braccio e l'avvicina alle due figure tremanti. Per la precisione, è il ragazzo biondo e ricciolo, a essere evidentemente in preda a una specie di sincope. Le guance gli avvampano LETTERALMENTE, facendolo irrigidire sul posto. Se non perderà i sensi, sarà un miracolo.

    Isabel Swann, questi sono Dylan e Lea. ma chiaramente, non è il Dylan di David. A quella constatazione, Isabel sente crescere un nodo nel petto. Qualcosa che non capisce, ma che percepisce. Qualcosa che non SA, ma che le sembra di sapere. Un'intuizione.
    Il silenzio di Ben quando si sono lasciati.

    O è solo coincidenza?

    I pensieri di Isabel la fanno titubare un attimo, rendendo il siparietto strano per un attimo di più del dovuto. Così Harris continua.
    Lea è l'assistente ufficiale del mio pupillo. Difatti, Dylan è sotto la mia responsabilità, nonchè secondo in comando nella città di Malone.
    Dylan diviene VIOLA, poi paonazzo, poi di nuovo rosso. Un caleidoscopio di emozioni, che di sicuro lo travolgeranno. Al ragazzo trema il labbro inferiore, da quanto è emozionato.
    Dylan è il figlio di Sophie Williams, il leader di Petersburg e artefice di molto di ciò che vedi.

    Le informazioni travolgono Isabel. Ciò che vede di fronte a lei è molto più grande di quanto immagini, anche se ne percepisce vagamente l'entità. Si parla di Petersburg come di una potenza, come di una vera città, in grado di creare eserciti e bonificare un intero percorso, fino a una città satellite. Un avamposto di civiltà.
    Si parla del futuro.

    E il futuro, per quanto sia strano, è quel ragazzo biondo e tremante di fronte a lei. Un ragazzo in preda a convulsioni emozionali, ma che le ispira molto di più. Se è al fianco di Harris, non è un raccomandato. Poco ma sicuro. Eppure, tutto quello che ha davanti è così strano. Impensabile.

    E una tormenta di pensieri le prende a girare per la testa, levandole, se possibile, ancor di più il respiro.

    Cat.
    Il futuro.
    Sophie.
    La gente di Malone.
    La SUA gente.
    David.

    E ovviamente.. Benjamin.

    Si-si-signorina... Swann. So-so.. sono u--u-u.. un suo graa-a-a... dice Dylan, alzando la mano verso di lei e interrompendole quel flusso di pensieri ingestibili.

    I suoi occhi sono azzurri.

    E sopratutto..

    sinceri.



     
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    I ricordi che mi legano a ciascuno di loro riaffiorano in fretta.
    Mi sono chiesta tante e tante volte che fine avessero fatto, trovarmeli davanti è un vero e proprio tsunami emotivo. Mi nascondo il viso con la mano, non so bene neanch'io perché. Manifestare le mie emozioni non è mai stato un problema, la mia trasparenza è sempre stata un punto di forza. Forse è solo perché mi sento sopraffatta e non riesco a decidermi su cosa fare prima: abbracciare l'uno, parlare con l'altro... Ho gli occhi che si muovono veloci (troppo veloci!) per guardarli tutti poi qualcosa dentro di me scatta.
    È sufficiente il primo abbraccio per capire quanto essenziale sia dedicare ad ognuno il giusto tempo e così faccio. Li stringo con calma e per bene, mi godo ogni singolo contatto e mi prendo più di qualche secondo per chiedere:

    - Come stai? -
    - È così bello vederti! -
    - Mi siete mancati -
    - Grazie, anche tu stai niente male -


    Vorrei far loro tante domande quante sono le stelle in cielo ma non c'è tempo, anche Harris ce lo ricorda.
    La mano che ho posato sulla spalla di Scar scivola giù per il suo braccio mentre seguo lo sguardo del rosso e lo vedo. In disparte c'è un mezzo militare pronto, salvavita per la mia migliore amica. Indietreggio di appena un passo. È tutto ciò che mi serve: un mezzo blindato, robusto e forte. Anche se incrociassimo di nuovo la mandria non avremmo difficoltà a superarla con questo. M'illumino di speranza e frenesia: avremo tutti tempo per ritrovarci davanti ad un falò e parlare, raccontarci, riconoscerci, ma adesso non è possibile. Sorrido fiduciosa mentre avanzo di un paio di passi verso l'ammasso di metallo firmato SWAT.
    Sono passate ore dall'incidente e Catlyn non ha mai ripreso conoscenza; non serve una laurea in medicina per capire che la situazione è grave e che può precipitare da un momento all'altro.
    Il deposito è fornito di ogni medicinale possibile... Voglio sperare che la persona selezionata da Harris sia in grado di gestire il caso. Devo avere fiducia, lui non è uno sprovveduto.


    Neanche ascolto tutto quello che il rosso ha da dirmi né presto attenzione ai vari movimenti, presa come sono dai miei pensieri: mi ricollego sulla sua frequenza solo quando lo sento nominare Ben. Il suo nome funziona come una calamita.
    - Tu sai dove l'hanno portato, che è al sicuro? - gli occhi azzurri e stretti tornano sul referente del gruppo di Malone. Lo guardo decisa.
    - Mi basta. - una frase pronunciata con un tono ben preciso: è implicito (e di certo questo Harris l'avrebbe ben inteso) che una volta risolta la questione di Catlyn avrei fatto ritorno a Malone; se non avessi trovato Ben, allora avrebbe dovuto dirmi dove trovarlo. E se mai quella notizia sarebbe risultata top secret, confidenziale, non condivisibile allora avrei fatto di tutto per scoprirlo.
    - Ora la priorità è portare il medico da Cat. È incosciente da troppo tempo - dipendesse da me sarei già a bordo ma Harris ci tiene a presentarmi due persone a suo dire molto importanti per la comunità. Inarrestabili le definisce. Li ho visti all'apertura dei cancelli, si può dire siano stati i primi ad aver incrociato il mio sguardo. Lea e Dylan si chiamano.

    - Ciao - li saluto. Per me sono piccoli ma non oso dirlo ad alta voce: l'apocalisse ha cambiato in modo radicale la concezione dell'età, ha influito anche sulla crescita personale e sulla conquista della maturità... Guardo soprattutto il ragazzo. Il suo nome fa breccia nel mio cuore ma soprattutto nello stomaco: Dylan. Non è il figlio di David, non gli somiglia per niente, ma il pensiero va dritto a lui. Chissà come sta, mi domando, com'è diventato. Quel che più mi sorprende è sapere che questo ragazzino sia il secondo in comando.
    - Secondo? Sei... giovanissimo - l'ultima parola la sussurro appena, colpita. Non voglio tacciarlo di incompetenza solo perché molto giovane. A me dava molto fastidio quando, un tempo, mi dicevano "Cosa vuoi saperne tu, sei giovane"... In questo caso però è quasi diverso: Dylan ricopre un ruolo importantissimo, pieno di pericoli e responsabilità. E non è il figlio di David. La conferma mi arriva subito dopo insieme a molte altre.
    La grandezza di Petersburg, la sua potenza, sono evidenti.

    Il fatto che il ricciolino balbetti lo rende tenero ai miei occhi: mi da l'impressione di essere un ragazzo che, nonostante l'orrore, non ha perso il contatto con la sua umanità, con le sue emozioni. Gli sorrido rassicurante e benevola, anche gli occhi si raddolciscono. Forse esagerando con il contatto umano, l'abbraccio.
    - Il piacere è mio, Dylan. Harris deve avere visto qualcosa di grande in te - gli dico mentre torno dritta. Poi guardo Lea, la sua giovane assistente.
    - Lea, è un piacere conoscerti - ed abbraccio anche lei. Sono davvero molto abbracciosa, lo sono sempre stata.

    - Bene. Direi che è arrivato il momento di partire. Verrai anche tu? - non voglio credere che Harris lascerà partire i due ragazzi, ma il dubbio mi sorge. Non se sa della mandria, non, se sa dei Sussurratori.


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    Edited by aquamärine - 26/9/2022, 16:47
     
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    Tu sai dove l'hanno portato, che è al sicuro? Mi basta. Ora la priorità è portare il medico da Cat. È incosciente da troppo tempo

    Isabel si rivolge a Harris in maniera decisa e imperativa. E questi sembra notare qualcosa di IMPORTANTE, perchè la guarda in maniera diversa dal solito. Sorride compiaciuto, mentre abbassa la testa e si nasconde dietro i suoi occhiali neri. Non è niente a che fare con il suo braccio amputato e posticcio, bensì per COME HA PARLATO.

    f2HFbC7
    Non c'è niente che possa dire, a una donna come sei diventata tu adesso Isabel. risponde, sempre senza rispondere, poi però aggiunge altro
    Non si è mai al sicuro in questo mondo nuovo Isabel, tu meglio di me lo sai. Stiamo parlando di Ben, ed è capace di difendersi, sia fisicamente che a parole. Leggo nei tuoi occhi una nuova Isabel. Qualcuno che non ha bisogno di queste risposte da un vecchio come me. poi torna a fissarla da dietro gli occhiali scuri, fronteggiandola ma senza imporsi. Tipico di Harris.
    Hai ragione, quella è la priorità. Vi lascio soli, sbrigo due formalità.

    Harris e H si allontanano, mentre Joe li segue pochi secondi dopo. Indugia forse in cerca di dire qualcosaltro, ma non ce la fa. O non vuole. Quindi si allontana anche lui, sorridendole.. Isabel rimane a fare conoscenza di Dylan, mentre gli altri presenti si radunano dai dintorni. C'è folla. C'è curiosità. Quella è davvero Isabel Swann?






    Dylan Menig Curly
    DrLdNk0
    ↘ Sono troppo giovane per morire..



    - Ciao.. Secondo? Sei... giovanissimo! il piacere è mio, Dylan. Harris deve avere visto qualcosa di grande in te. Lea, è un piacere conoscerti -

    Durante lo "scambio" di abbracci, avrò cambiato colore almeno otto volte. La figura barbina che ne sta venendo fuori è di quelle apocalittiche. Altro che vaganti, sono di fronte a IZZIE SWANN e non riesco a proferire parola. Meno male che c'è Lea ad aiutarmi.
    E' tutto mio, sei ancora più bella dal vivo.. i tuoi capelli.. dice allungando una mano per toccarli, quasi fosse una Dea. Li lascia scivolare con delicatezza e la guarda ammirata. Io guardo Lea, come se vedessi Isabel di riflesso.
    Abbiamo sentito tanto parlare di te.. di voi.. due.. Benjamin. Isabel annuisce, sorpresa. Di sicuro è abituata, o le è innata la capacità di non sentirsi in imbarazzo di fronte alla FAMA che si porta dietro, ma Benjamin.. BEN.. è speciale. Quando Lea lo nomina, qualcosa in lei muta.

    Sento qualcosa anche io, oltre a una variegata varietà di sfumature di emozioni e altrettante colorazioni facciali. Una sorta di collegamento. Un legame strano, inspiegabile.
    Una volta l'ho sognato..

    In realtà non lo dico apertamente. E' tutto nella mia mente. Meno male, altrimenti sai quanto me ne sarei PENTITO AMARAMENTE subito dopo? Immaginavo quando le due ragazze si sarebbero voltate verso di me, stupite, e io sarei stato di nuovo travolto dall'imbarazzo. Lea potrebbe pensare che lo abbia sognato alla MIA maniera, ma il sogno era tuttaltro. Era un incubo.

    C-cioè.. ecco.. ho ho ho.. i-i-io.. niente. Buio totale. Blocco completo. Sono in tilt e se non trovo una via di fuga da tutte quelle emozioni, sarò travolto. Il tocco di Lea sul braccio mi aiuta a "stoppare e resettare". Respiro, grazie anche all'intervento di Isabel. CAZZO. SWANN.

    - Bene. Direi che è arrivato il momento di partire. Verrai anche tu? -

    No. Avevo resettato e stavo facendo ripartire il sistema. Avevo atteso così tanto quel momento, che sentivo di dover aggiungere altro. Era una sorta di occasione. Un evento speciale. La fine del videogioco. Il capitolo finale di un libro. Di una storia fantastica.

    NO. dico anche troppo seccamente, ad alta voce. Le due ragazze mi fissano, esterrefatte.

    No, cioè no, aspetta. Non NO e basta.. dico non vengo perchè.. che poi non so se non vengo o se si.. dico balbettando in cerca dello sguardo di Harris, il quale è già lontano e a prodigarsi di istruzioni con i suoi uomini. Primo fra tutti: fate attenzione. Tornate a casa.
    LEA ha ragione, abbiamo atteso tanto questo momento e Jacob ci ha detto che potevamo chiederti qualsiasi cosa, perchè tu avresti capito... io... non sono il vero secondo. O almeno.. Lea mi interrompe.
    Si che lo sei Dy!! Smettila con questa cosa del "ma sarò in grado"?
    Anche Isa--- Isabel ha detto che sono giovane.. Lui e mia madre..
    Se tua madre fosse qui, sapresti cosa direbbe...
    per un attimo ci eravamo estraniati, abituati come siamo a farlo, io e Lea. Siamo una squadra. Due VERI amici.

    Torniamo su Isabel e le sue sopracciglia alzate. E' DANNATAMENTE BELLA, tanto da farmi tornare Etero non appena le poso gli occhi addosso. Le sue labbra sono perfette, gli occhi di un taglio etereo. Un'elfa e un angelo incrociati per i punti di forza, estromettendo i difetti. E la voce. Oh CAPPERI.. la voce...
    Torno in me e trancio il silenzio pesante.
    Ok. Ti ringrazio, ma non so davvero perchè. Harris dice che io sono il futuro e non dipende solo dal fatto che sono giovane, quindi new generation e robe così.. e nemmeno che sia il figlio adottivo di Sophie, il Boss di Petersburg. Ma vorrei che lo dimenticassi e parlassimo di voi due. Io vi ho immaginati, dai racconti di Harris, e non so perchè, ma sento il bisogno di sapere tutto..
    Diglielo Dy..

    La guardo imbarazzato. Oltre ogni modo eh. SI perchè le sto per dire una cosa che di per sè è imbarazzante, e poi.. ecco e poi chi sono io per farlo? Che capacità ho? SUL SERIO?
    Diglielo Dy..eddai!!

    IO.. io.. vorrei scrivere un libro su voi due. dico tutto d'un fiato, a velocità tripla del normale per non balbettare e non dover subire domande.
    Se vengo con voi, dovrò tartassarvi di domande e non so se è il caso.. dico estraendo inconsciamente il taccuino con tutti i miei appunti e i disegni meravigliosi di Lea.
    PURE IO! Io invece lo illustrerò.. me la cavo con gli acquerelli e il bianconero a grafite..

    mi supporta Lea, mentre i nostri occhi incrociano quelli acquosi di Isabel. E' commossa. E' bella bella a livello ASSURDO.

    No, non potevo immaginarla così dal vivo. E quel braccio "bionico" poi, la rende una specie di valkiria post apo, da far IMPAZZIRE la gente. CHI MAI SARA' BEN, per aver conquistato una così?

    Ben.. lui com'è?



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    C'è un momento mentre sono faccia a faccia con Harris in cui leggo del sano stupore nei suoi occhi. Non sono certa del perché sia sorpreso, la sua mente è un vero mistero: posso soltanto supporre riguardi me. La nuova me, intendo. Assottiglio lo sguardo: l'ho appena informato che, in caso, sarà a lui che chiederò dove trovare il sociologo. Non nasconderei il mio timore se il discorso venisse fuori: benché Benjamin abbia accettato il confronto con David, chiedendomi di andarci da solo quando avrei potuto benissimo accompagnarlo dopo avere messo in salvo la vita della nostra compagna, è da un po' che mi frulla per la testa il pensiero che potrebbe essersi trattato di una trappola. Un modo come un altro per averlo davanti a sé e punirlo, finalmente, per quanto accaduto tempo addietro a sua moglie. I nostri trascorsi con l'uomo che l'ha mandato a chiamare con tanta insistenza non sono esattamente dei più rosei: non ci siamo solo intrufolati nel rifugio che aveva scelto per sé e la sua famiglia mettendoli a rischio, gli abbiamo anche mentito e spudoratamente per spingerlo ad ospitarci; cosa assai più grave, abbiamo amputato un arto a sua moglie - infetta e ormai senza speranza - e ce ne siamo andati senza metterlo al corrente della verità... David continua a non sapere tutte queste cose, ci avrà incolpato per quella ed altre cose... ci porterà rancore da allora. Sono certa che Benjamin sarà in grado di spiegargli, ci sa fare con le parole, ma la paura che non gliene sia dato il tempo è tanta. No, Harris non lo permetterebbe mai. Non farebbe una cosa simile a Ben.
    Il rosso ed io continuiamo a guardarci negli occhi finché lui non nasconde i suoi dietro gli occhiali da sole. Sembra che io voglia risposte da lui riguardo a Benjamin e David e il loro incontro ma si sbaglia. Scuoto un po' la testa e sorrido, dimentica che poco dietro il rosso ci siano due ragazzini. L'altra me avrebbe lasciato cadere il discorso, io no.
    - No Harris, io non cerco risposte. Semmai, una soltanto. E spero di non doverti venire a cercare per averla - non c'è segno di minaccia nel tono che uso, solo tanta determinazione e fermezza. Doti che ho acquisito nel corso del tempo, che non pensavo di possedere e che forse cozzano con l'immagine che tutta quella comunità ha di me.

    Spinto dall'urgenza di risolvere alcune questioni, Harris si allontana lasciandomi con Lea e Dylan. Vorrei potermi concentrare subito solo su di loro ma sono distratta: seguo il Rosso di spalle, guardo il mezzo fermo nell'angolo della piazza, il gruppo di amici che mi ha accolto e che si rinnova man mano con volti nuovi. I due ragazzi però riescono ad attirare la mia attenzione.
    Lea allunga la mano per toccarmi i capelli e io, di riflesso, provo a scansarmi. Non lo faccio per lei nello specifico: è che i tocchi improvvisi continuano ad infastidirmi. Realizzo subito di aver potuto ferire i suoi buoni sentimenti e così le rivolgo un sorriso, il più dolce possibile e le permetto di continuare a toccarli se vuole. Li trova belli anche se il sole, la salsedine, il sudore e l'alimentazione debole li hanno resi crespi e spenti. Fa bene al cuore sentirsi dire certe cose quando sei consapevole di essere più un disastro che bella. Il tuffo al cuore vero e proprio ce l'ho quando ammette di aver sentito parlare di noi. Di me e di Benjamin.
    - Davvero? - mi ha rubato il fiato quell'informazione. La nostra fama ci ha preceduto. Sono abituata ad essere riconosciuta, al fatto che di privato nella mia vita ci fosse ben poco... trovo strano che la nostra vita insieme, costellata di abbandoni e drammi, sia diventata di dominio pubblico. Sono alta, molto alta rispetto alla media, così per poterle parlare meglio mi abbasso un po' in avanti.
    - Cosa sai di noi, Lea? - sono sinceramente curiosa di sapere quali siano le voci che girano su di noi a Malone, e Peterburg anche. Benjamin è ancora l'omicida calcolatore? Mi avranno dipinta come una intrappolata in una relazione tossica? Nessuno tra loro sa cosa sia accaduto nel mentre, quanto entrambi siamo cambiati. Sono davvero curiosa di sapere cosa quei ragazzi sanno sul nostro conto e sulla nostra storia ma prima... prima voglio sapere se verranno insieme a noi.

    Dentro di me spero che restino al sicuro tra le mura della città ricostruita e fortificata. Perché? Per i Sussurratori là fuori, ecco perché. Chissà se ne sono già a conoscenza. Non riesco ad approfondire quella considerazione che Lea e Dylan iniziano a parlare e catturano la mia attenzione, soprattutto con un piccolo battibecco. Si capisce subito che tra loro c'è una certa sintonia, una di quelle affinità empatiche così difficili da instaurare in un ambiente tanto ostico. Sono complici, ecco. E sembrano completarsi da un punto di vista comportamentale. Sorrido per l'interazione a cui assisto: Dylan che teme di non essere abbastanza e Lea che lo spinge a credere di più in se stesso. Divento d'un tratto malinconica: mi ricorda di Cat e del nostro legame. Mi manca in maniera terribile. Il ragazzo torna di nuovo su un punto in particolare: Dylan è il futuro ma neanche lui sa bene che cosa significhi. M'incuriosisco: è nella mia natura voler approfondire le emozioni umane e le storie altrui... Lo guardo molto interessata, quindi, ed aspetto che da quelle sue frasi prima o poi venga fuori uno spunto che m'illumini ma niente. Se non è per la speranza riposta nelle giovani generazioni e nemmeno perché è il figlio adottivo (Oh, adottivo! C'è probabilità che sia allora...?) della fantomatica Sophie, allora perché? Inizia poi a parlare di un libro ma lo blocco quasi sul nascere.
    - Aspetta, aspetta un momento. Hai detto "adottivo"? Credevo fossi... - lascio sospesa la frase, è chiaro dove voglia andare a parare. Non so neanche io perché ma in cuor mio spero che sia quel Dylan. Non me lo ricorda in modo preciso ma è passato così tanto tempo... Potrebbe essere lui.
    - T-tu conosci David? - gli occhi sono brillanti, sembreranno forse anche più grandi del solito. Spero con tutto il cuore di avere ritrovato Dylan, il bambino dolce e socievole con cui ho condiviso le noccioline a Dothan. Non mi pongo il problema del perché non sia con suo padre, o perché Sophie l'abbia adottato: potrebbero essere successe così tante cose nel frattempo... Si vede che l'argomento mi interessa tanto perché mi avvicino di un passo a Dylan e quasi faccio per stringergli una spalla. Poi, come d'incanto, torno in me. Mi risveglio da una specie di trance e abbasso il braccio e mi ritraggo.
    - Scusami, ti chiedo scusa, io... Conoscevo un bambino, tempo fa. Si chiama Dylan proprio come te e... suo padre, oggi... ho ritrovato anche lui. Per un secondo ho pensato che quel bambino fossi tu, ho sperato che fossi tu. Mi dispiace Dylan, non volevo turbarti. Sono solo sopraffatta - chiudo gli occhi e nascondo per qualche istante lo sguardo dietro la mano sinistra. Voglio fermare le lacrime che sono sicura siano sul punto di uscire e ci riesco. Alzo la testa e la piego all'indietro. Mi concentro soprattutto su quello che credo di avere sentito: un libro.
    - Non credo di aver capito bene... Vorresti scrivere un libro? - un libro su me e Ben per la precisione. Non posso non sgranare gli occhi per la sorpresa. La nostra storia è fuori da ogni comune pensiero, sembra uscita fuori da un film, ma non credevo che avrei mai incontrato qualcuno in questo nuovo mondo interessato a metterla nero su bianco. Non è poi così diverso dallo scriverci delle canzoni mi dico. Tirò su col naso e non trattengo un sorriso ampio mentre mi rivolgo di nuovo ad entrambi.
    - E raccontare della nostra storia? - dovrai romanzarla parecchio sono ancora più sorpresa. Non perde tempo il ricciolino, subito mi chiede come sia Ben.

    - Oh. Ben, lui - alzo gli occhi e penso a lui. All'uomo che era quando l'ho incontrato, a quello in cui si è trasformato durante il cammino, all'uomo che ho lasciato pochi chilometri fa.
    - Lui è un prisma. Una figura con tante facce quante sono le circostanze che un uomo può ritrovarsi ad affrontare, ma con un enorme potere: quello di trasformare la luce.
    A volte lo dimentica e trattiene quella luce dentro di sé, non vuole lasciarla uscire né permettere agli altri di vederla. A volte si nasconde nell'oscurità, perché la luce può fare paura anche al più coraggioso degli uomini. Ma non si può sfuggire a chi si è veramente, non per sempre -

    Mi accorgo che nel parlarne mi sono emozionata. Trattengo il fiato per un secondo e torno con i piedi per terra. In un certo senso penso che sì: forse è meglio se Dylan non venga con noi.
    - Io... Ti prometto che risponderò a tutte le domande che vorrai farmi. Non c'è cosa più bella che riuscire ad incanalare le proprie emozioni e creare da esse. Se davvero vuoi scrivere un libro, ispirarti a noi due o scrivere di noi come dici, allora sono disponibile a raccontarti tutto. O quasi... Ma forse è meglio per tutti se lo facciamo davanti ad un falò, o in un posto tranquillo, dopo questa spedizione. Che ne pensi? -



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    La vedo cercare con lo sguardo la carovana che stanno approntando per lei e la sua amica "Cat" ed è ovvio che l'ansia e l'apprensione siano ciò che la coinvolgono di più. Eppure, abbiamo attirato la sua attenzione.
    - Davvero? - dice chinandosi un pò verso di noi. Isabel è altissima, magra e con la sua fisicità sembra ancora più imponente. Ma non è tutto: ha qualcossa dentro, che la fa sembrare SUPERIORE.

    Sono passati i giorni in cui non trovavo le parole per esprimermi, anche se lei è bella da togliere il fiato. Diciamocela tutta: vorrei essere come lei. Una fica astronomica, da far girare la testa a tutti, etero e non. Perchè anche Lea ha detto subito che è "ATOMICA". Devo cogliere l'attimo, o chissà quando potremo riparlare, se ripartiranno. Anzi, per il mondo in cui viviamo, ciò non è assolutamente scontato.

    - - Cosa sai di noi, Lea? - ci aveva chiesto. Lea risponde quindi, ma non senza fare il suo sbuffetto classico, che sta a significare "EH! Hai voglia!".
    Da dove comincio? Dy, suggerimenti? ma prima che possa dire o fare niente, continua
    Che siete apparsi un giorno dal nulla e da quel giorno, tutto è cambiato? Siete come due anime gemelle, che nonostante tutto, si ritrovano sempre? Un mucchio di cose da romanzo epico sai..

    - Aspetta, un momento. Hai detto "adottivo"? Credevo fossi... - quella parte l'aveva catturata. Non capisco sull'immediato, ma quando continua con - T-tu conosci David? -
    Io e Lea ci guardiamo per un attimo, così lei continua. Difatti un David lo conosciamo, e deduciamo sia quello di cui PRIMA, ma..
    così attendiamo che continui

    - - Scusami, ti chiedo scusa, io.. Conoscevo un bambino, tempo fa. Si chiama Dylan proprio come te e... suo padre, oggi... ho ritrovato anche lui. Per un secondo ho pensato che quel bambino fossi tu, ho sperato che fossi tu. Mi dispiace Dylan, non volevo turbarti. Sono solo sopraffatta.. -

    Ci guardiamo ancora per un pò, poi metto le mani in tasca e assimilo il concetto. La bocca aperta mi ricorda che mi si sta seccando l'interno, quindi cerco di formulare il pensiero e le idee. E di tradurle in parole coerenti.
    Si, sappiamo che vi ha trovato David. Il David che conosciamo, il capo degli Uomini Liberi. Siamo alleati: loro, Petersburg, e ora Malone come.. sucursale.
    SuCCursale Dy. Ricominciamo?! mi brontola immediatamente, ricordandomi un errore MOLTO imbarazzante. SE solo Isabel avesse saputo di come fossi stato ignorante fino a un anno fa.. Cambio colore un paio di volte, ma cerco di continuare. Sento che il tempo stringe e non voglio, ripeto NON VOGLIO perdere quest'occasione.
    Succursale. Chiedo scusa. E aveva un figlio, di nome Dylan. PORC... mi fermo prima di continuare. Lea mi guarda esterrefatta: io non dico MAI parolacce. Ma ho capito. Ho realizzato. E mi volto di scatto..

    Mentre sono voltato, Isabel continua in modo da non rendere la situazione ancora più imbarazzante.
    - - Non credo di aver capito bene... Vorresti scrivere un libro? E raccontare della nostra storia? -
    Si si! Un libro ILLUSTRATO! rimarca subito Lea, che sembra infastidita perchè - crudelmente ironico per me - ignorata da quel punto di vista.
    L'idea è di fare questo romanzo, che ho l'impressione sarà una trilogia come minimo, con varie illustrazioni di scene epocali.. perchè so che ce ne racconterai!! dice stringendo le mani davanti al petto e saltellando un pò sul posto. Le treccine le saltellano e mi guarda, facendomi gli occhi BRUTTI e il sorriso TIRATO. Come a dire "EHY IDIOTA, TORNA IMMEDIATAMENTE QUI"

    Ma io non torno. Sto deglutendo. Prendendo fiato. So che cosa ha fatto Ben. So perchè David lo sta tenendo con sè. E so che devo impedirglielo. Non ora. CAPPERI. NON ORA CHE LI HO TROVATI!! E CAZZO.. MAI! Così Isabel comincia e ci rapisce. Anche come racconta le cose è poetico. Fabuloso. Magnifico. E la voce.. dannazione. Che voce.

    - - Oh. Ben, lui.. Lui è un prisma. Una figura con tante facce quante sono le circostanze che un uomo può ritrovarsi ad affrontare, ma con un enorme potere: quello di trasformare la luce. A volte lo dimentica e trattiene quella luce dentro di sé, non vuole lasciarla uscire né permettere agli altri di vederla. A volte si nasconde nell'oscurità, perché la luce può fare paura anche al più coraggioso degli uomini. Ma non si può sfuggire a chi si è veramente, non per sempre. Io.. Ti prometto che risponderò a tutte le domande che vorrai farmi. Non c'è cosa più bella che riuscire ad incanalare le proprie emozioni e creare da esse. Se davvero vuoi scrivere un libro, ispirarti a noi due o scrivere di noi come dici, allora sono disponibile a raccontarti tutto. O quasi.. Ma forse è meglio per tutti se lo facciamo davanti ad un falò, o in un posto tranquillo, dopo questa spedizione. Che ne pensi? -? -

    A quel punto sono rapito. Mi ero voltato già dopo le prime parole e sono ancora affascinato da lei. Ho davanti a me un prodigio di persona e un simbolo. Qualcuno che, se messo bianco su nero, sarà capace di ammaliare folle e portare verbi di pace e prosperità, al pari delle sue canzoni.
    E Ben non può essere quel mostro che dice David.

    David si sbaglia. dico all'improvviso, fuori dal coro e un pò fuoriluogo anzi. Isabel mi guarda stranita. Anche Lea. Che capisce cosa voglio dire, solo quando continuo.

    Non può aver fatto quello che dice. Non è colpa di Ben. Non se lui sta con te. Devo fermarlo. guardo Lea che HA CAPITO e annuisce. Isabel è fuori da quel cerchio magico in cui solo io e lei stiamo, e me ne dispiaccio, ma è la realtà. E la realtà, di questi giorni, vince su tutto
    Non so cosa ha fatto Ben di preciso, ma non è di certo il responsabile della morte di.. Scusa Isabel. Dylan.. è morto. Tanto tempo fa. lo dico con tutto il tatto, la delicatezza e la calma possibile. Harris dice che ho un dono, anzi ne ho diversi, ma uno di questi è consolare le persone. Portare il mondo avanti fra consapevolezze e necessità, senza inganni. Senza mezze misure, ma con il modo giusto. Un pò come la mia natura "a metà", fatta di sensibilità femminile e fatalismo maschile.

    David vuole ucciderlo e devo fermarlo. Sono l'unico che può farlo.
    stringo il braccio a Lea e faccio per andare via, ma prima ci congediamo da Isabel educatamente.

    Scusami Is-isabel.. scusami.. dobbiamo andare.. quando torni.. promettimi che parleremo. SCUSA.


    E io Lea corriamo fuori dalle mura, incuranti delle grida dei presenti. Sono sicuro che JOE ci seguirà. Anche Artyom. Avremo delle guardie del corpo di sicuro. E mi sa che ci vorranno...

    No no no...

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    Va tutto liscio nella conversazione con i due ragazzi; sembrano possedere quella serenità tipica di chi è lontano dagli scenari apocalittici che, invece, per me sono pane quotidiano. Ho gli occhi che brillano di speranza quando li guardo finché non si verifica qualcosa che compromette inevitabilmente il mio equilibrio.

    Immaginate un parabrezza che ha subito molti colpi negli anni e che, chissà come, è intonso; durante l'ennesimo viaggio l'auto prende una botta piccolissima - magari l'autista non ha fatto caso ad una buca nell'asfalto, magari un sassolino - ed ecco che il vetro si scheggia; mentre si cerca di correre ai ripari, ecco un altro colpo, improvviso e letale, che lo fa cadere in pezzi.

    Dylan si rende conto nell'immediato di avere detto troppo e si zittisce; altrettanto subito realizza che io sto cambiando. Mi raffreddo e rattristo e incupisco.
    Conosce David, il capo degli Uomini Liberi, il quale aveva un figlio di nome Dylan. Aveva: il tempo coniugato al passato non lascia adito a dubbi. Non è tutto: il riccio insinua che ci sia la responsabilità di Ben dietro la morte del piccolo. Parla, parla, parla e a me non resta che tirarmi su con la schiena e indietreggiare perché tutte quelle informazioni mi colpiscono come proiettili.
    Il succo della questione riesco a coglierlo però: David vuole uccidere Ben.
    - Cosa?!- squittisco. Lo sguardo saetta da Lea a Dylan, poi verso il mezzo pronto e la chioma rossa di Harris. Mi sento esplodere, contesa tra due forze di attrazione potentissime a cui non so resistere: Catlyn da una parte, Ben dall'altra. Entrambi in pericolo di vita.

    Non posso fare altro che accettare quello che non posso cambiare... sbatto un piede a terra e mi porto la mano tra i capelli, riponendo la speranza di rivedere Ben sano e salvo in quel ragazzino, poi mi avvio incazzata verso il mezzo. Chissà se Harris è al corrente delle stesse informazioni di Dylan.


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    Zero, ti chiedo infinitamente scusa per questo ritardo. Sono stati due mesi veramente assurdi, tra lavoro e malattia mia e di Figlia (a rotazione) mi sono ritrovata in brutte acque per cui ho sospeso tutto quanto... I miei tempi si sono dilatati ancora di più ma le responsabilità esterne chiamano! Spero capirai
     
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    Isabel osserva frustrata le spalle ossute del ragazzino riccioluto che corre via, sapendo che, insieme alla sua socia, si stanno portando dietro le risposte che vorrebbe avere seduta stante e ogni possibilità di poter intervenire nel destino di Ben.
    Ben, e David. Quanti ricordi.

    Quante cose irrisolte, quanti misteri dietro al loro passato. Cose che lei non sa e sul quale non può avere nè controllo, nè una minima chance di mettervi una pezza. Di poter dire a colui che ricorda bene essere un uomo tutto d'un pezzo e intelligente, che Ben, quel Ben, è un'altra persona. Che LEI, è un'altra persona. Che sono cresciuti e che solo ora possono MINIMAMENTE comprendere il suo dolore. La perdita di Dylan.

    Semplicemente pensarlo le strappa un dolore sordo, in fondo allo stomaco. Che, misto al resto, contribuisce ad alzarle il tasso di acidità e nausea in maniera esponenziale. Non ci vuole un genio dell'empatia come Harris, per capire che è al limite, quindi è ovvio che quando le si avvicina, lui è già pronto a parlarle.

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    Con il suo solito charme inspiegabile, riesce a fermarla con un piccolo gesto delle dita. La testa piegata in basso, gli occhiali scuri che scivolano via quasi senza peso dalla sua faccia, per rivelare - cosa rara - i suoi piccoli occhi chiari. Identici a quelli di H.

    Vorrei che tu mi credessi. Che avessi fiducia in me. Io ne ho sempre avuta in voi. In te, sopratutto. Isabel non riesce ad aggiungere molto altro, così il rosso continua. Come se fosse un copione già scritto, ovviamente.
    Come ti ho detto, non c'è molto che possa dirti. Il resto spetta a Ben e a Cat dirtelo. Cat. Anche lei, ovviamente, sapeva del passato di Ben dopo la loro divisione. Del resto, la sua amica più fedele non lo aveva lasciato mai. Nemmeno in quel frangente. Lei era stata sempre al fianco di Ben, Cathal, chiunque fosse. Nel bene e nel male. Anche Cat sapeva delle cose e non le aveva dette a quella che, riteneva, essere la sua migliore amica. Lei, Isabel.

    La cosa le fa un pò male. Quel pochino, pungente però, che la lascia interdetta, in silenzio, ad ascoltare il rosso che continua. Annuisce, sapendo che si, dovrà sapere tutto da loro, ma.. Solo se sopravviveranno. E Harris pare intuirlo.
    Dove finisce la mia fiducia in David, inizia quella, incommensurabile, per Dylan. Conosco bene entrambi e mi fido del mio istinto. Se David fallirà nel ripudiare l'odio e lo spirito di vendetta, Dylan non fallirà. Dylan è destinato a governare Malone un giorno. E persino Petersburg. Quando conoscerai sua madre, capirai perchè dico certe cose con tale certezza, di un ragazzino.. Vedi, lui è infatti l'unico in grado di poterla fermare..

    Quel messaggio criptico la lascia ancora più interdetta. Sophie, la madre di Dylan, alleata e "governatrice" di Petersburg, sembra avere un lato oscuro. Troppo oscuro. Come è possibile? Quante cose non sa e quante dovrebbe conoscerne, per capire se la loro vita è oramai a un capolinea felice, o se è l'inizio di un nuovo, interminabile, incubo?

    Niente villetta e porticato. Solo intrighi, dolore e infine morte, nonostante tutto ciò che hanno patito fino a quel momento?

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    Il bel ragazzo moro di prima, sembra lasciare il gruppo sul retro del mezzo e si avvicina ai due.
    Scusate. Ma dobbiamo partire, Matt è in direzione del punto di RV.

    Harris annuisce
    Grazie Thomas. Solo un secondo..

    Senza discutere, il giovane fa un cenno di assenso e di saluto in direzione di Isabel, per poi dirigersi al lato passeggero. Armato di fucile d'assalto e abbigliamento tattico, si capisce essere un militare esperto.
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    Alla guida del mezzo, sale invece un uomo dai capelli lunghi e l'aria spavalda. Piratesca, direbbe Isabel. Anche lui ha lo sguardo fiero e pericoloso, ma con un'ombra di dolcezza che Isabel sa benissimo come scovare fra le rughe di espressione.

    I secondi di Harris sono lunghi un'eternità, ma nessuno, mai, osa farglielo presente. Lo sguardo scava qualcosa nel terreno, poi torna su di lei, dolce e deciso allo stesso modo.
    Cat ha bisogno di te. E Ben lo sa. Per questo ti ha lasciata andare senza lottare. Sa quale è il suo posto. Il tuo, il nostro. Vai, c'è già chi lo aiuterà, mentre Catlyn ha solo te adesso.

    Harris conclude la frase senza lasciare troppo spazio ad altre domande e indecisioni. Si infila gli occhiali scuri e si avvia verso sua figlia, la quale lo aspetta con l'aria di chi deve dire cose importanti, con urgenza. Joe, al suo fianco, è la persona perfetta per supportarla: sembra quasi un quadretto fatto a pennello, che ispira almeno dieci canzoni nella testa della cantante.

    Anche Ben, ne ha ispirata una e Isabel decide di rifugiarsi in quella, dentro la sua testa, mentre si approccia al mezzo. Mentre sale fra cenni di assenso, saluti e gesti di supporto. Scar le dà l'ultima spinta, poi tutti aspettano un suo OK, per sapere quando partire. Direzione luogo di ritrovo con Matt e infine le sue indicazioni per la strada più breve.

    Il mezzo sussulta e vibra, manifestando tutti i suoi cavalli e la sua minacciosa ragione di esistere.

    Scende il silenzio. Tranne nella sua testa.

    Poi fa gesto di partire.





    Edited by Z3R0mbie - 6/2/2023, 12:12
     
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